Il Primo Aprile, a poche ore dall’inizio della débacle telematica, è stata frettolosamente annunciata dall’Inps l’apertura, già dal giorno successivo, di appositi canali a commercialisti e consulenti del lavoro, con tanto di differenziazione di orari tra intermediari e privati, per la richiesta per conto dei titolari di partita Iva del bonus di 600 euro. Nonostante i plausi sulla fiducia arrivati da più parti, ad oggi, ancora nulla di tutto ciò è stato realizzato, niente funziona, e la confusione e la frustrazione sono ancora le sensazioni predominanti tra i professionisti.
Lo scorso 23 marzo, la nostra associazione, prevedendo l’enormità della massa di accessi e i conseguenti, inevitabili problemi di lavorazione delle pratiche, aveva richiesto formalmente alla Direzione Generale dell’Inps di permettere ai professionisti abilitati e in possesso delle deleghe di poter presentare le richieste dei propri clienti tramite il cassetto previdenziale. Questo avrebbe evitato il collo di bottiglia che si è andato a creare, e che ha gettato nello sconforto gli utenti, nel caos il Paese e nel ridicolo l’Istituto.
Sappiamo che la nostra richiesta, inviata per i canali ufficiali, è stata sottoposta anche per le vie brevi tramite autorevoli contatti e rifiutata senza appello. La proposta è ora oggetto di emendamento al Decreto Cura Italia ad opera di alcuni parlamentari. Il muro che ha alzato l’Inps è stato decisivo nel determinare la sua stessa disfatta.
I commercialisti, senza un canale telematico a loro riservato, hanno comunque continuato a supportare i propri clienti e sono stati gli incolpevoli e frustrati testimoni di blocchi, scambi di persona, violazioni della privacy e di ogni altro immaginabile e inimmaginabile disservizio, quando tutto avrebbe potuto essere evitato, a costo zero per l’amministrazione.
Ad oggi commercialisti e consulenti del lavoro non accedono al sistema. Non solo: veniamo a sapere che per l’apertura del canale dedicato ci vorranno ancora alcuni giorni… Se questa decisione fosse stata presa fin dal 23 marzo, l’Inps si sarebbe risparmiata molti giorni di brutte figure e noi altrettanti di rabbia e frustrazione.
L’Associazione Nazionale Commercialisti chiede che il gravissimo comportamento omissivo dell’Inps non rimanga senza ripercussioni e che i vertici dell’Istituto non sfuggano alle proprie responsabilità, assumendo le conseguenti decisioni.
ANC - Comunicazione